Per contrastare il fenomeno della violenza online, del cyberbullismo e dell’utilizzo improprio del sexting nei confronti delle donne. Lo sportello intende fornire un servizio di consulenza e di indirizzo nei confronti dell’utenza e promuovere la conoscenza delle migliori strategie per proteggere la propria privacy.
Esiste una tipologia di donna maltrattata?
No. La violenza è trasversale, colpisce donne italiane, migranti, di qualunque strato sociale, economico e culturale senza differenze di età, religione ecc…
Esiste una tipologia di uomo maltrattante?
No. Si tratta di uomini di tutte le età, provenienze, categorie socioeconomiche e culturali.
Esistono uomini maltrattati?
Si. In base ai dati forniti dalla Procura di Milano, su 1.500 maltrattamenti commessi tra il luglio del 2012 e il luglio 2013 tra Milano e provincia, 180 sono violenze da parte di donne contro uomini. Idem per lo stalking: su 915 casi denunciati, ben 138 vedono come bersaglio un uomo.
La violenza ha un genere?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce violenza domestica “il comportamento abusante di uno o entrambi i compagni in una relazione intima”. La definizione non fa quindi nessun riferimento al genere. La Convenzione di Istanbul, ratificata nel 2013, riconosce che “la violenza domestica colpisce le donne in modo sproporzionato” e che ” anche gli uomini possono essere vittime di violenza domestica”.
Cosa puoi trovare in un Centro Antiviolenza?
I Centri antiviolenza sono luoghi predisposti per accogliere le donne che hanno subìto violenza di genere, in qualsiasi forma essa si concretizzi, indipendentemente dalla loro nazionalità, etnia, religione, orientamento sessuale, stato civile, credo politico e condizione economica. Sono gestiti da organizzazioni attive e da personale esperto nell’accoglienza. Offrono protezione, sostegno a donne vittime di violenza intra e extra-familiare.
Cosa succede quando invii una richiesta di consulenza mediante il sito?
Un gruppo di esperte analizzerà, nel più breve tempo possibile, la tua richiesta al fine di fornirti informazioni adeguate e tempestive sui servizi di sostegno e le misure legali disponibili.
E’ garantito l’anonimato?
Si, nella fase iniziale di contatto ad amiche per la rete è totalmente garantito l’anonimato.
Cosa si intende per Cyberbullismo?
Il Cyberbullismo è un fenomeno che riguarda la condivisione in rete di foto e video che documentano atti di violenza fisica, ma anche messaggi e immagini che rappresentano forme di offesa verbale e di violenza di natura psicologica.
Cos’è il Sexting?
Il termine sexting deriva dalla fusione delle parole inglesi “sex” (sesso) e “texting” (pubblicare testo) e viene utilizzato per indicare la condivisione di messaggi o immagini sessualmente espliciti tramite il cellulare o altri mezzi informatici in maniera consensuale. Tuttavia, alcune volte, i messaggi, le foto o i video possono essere condivisi e diffusi senza consenso divenendo, quindi, un abuso. In questi casi è possibile rivolgersi allo sportello digitale per ulteriori informazioni e per supporto.
Cosa si intende per “violenza di genere”?
L’espressione “violenza nei confronti delle donne” intende designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata (art. 3 Convenzione di Istanbul – 2011).
Quali sono le forme della violenza?
La violenza fisica è ogni forma di intimidazione o azione che mette a rischio l’integrità fisica. Vi sono compresi comportamenti quali schiaffeggiare, spingere, dare calci, pugni, morsicare, sputare, dare pizzicotti, minacciare, tirare i capelli, costringere nei movimenti, sovrastare fisicamente, colpire con oggetti o armi, mutilare i genitali femminili, bruciare con le sigarette, ustionare, privare di cure mediche, privare del sonno, tentare di strangolare, pugnalare, uccidere, ecc.
La violenza sessuale è ogni forma di imposizione di rapporti e pratiche sessuali non desiderate che facciano male fisicamente e/o psicologicamente, sotto minacce di varia natura. Vi sono compresi comportamenti quali essere insultata, umiliata o brutalizzata durante un rapporto sessuale, essere costretta ad assistere ad atti sessuali, subire un tentato stupro, subire uno stupro. Ricordiamo che l’imposizione di un rapporto sessuale o di intimità non desiderata è un crimine di umiliazione, di sopraffazione e di soggiogazione, che provoca nella vittima profonde ferite fisiche e psichiche. Lo stupro no deve essere visto soltanto come un atto “prettamente sessuale”, è un reato contro la libertà della persona, non è un “raptus” sessuale, è sempre l’esercizio di un “potere”. Aresti, L. 1983
La violenza psicologica comprende tutti quei comportamenti che ledono la dignità e l’identità della donna. La violenza psicologica ha un grande potere distruttivo soprattutto quando si manifesta in sottili meccanismi comunicativi all’intero dei rapporti di intimità.
La violenza economica come succede con la violenza sessuale, spesso è difficile da registrare come un forma di violenza. Può sembrare normalmente scontato che la gestione delle finanze familiari spetti all’uomo. Anche l’avarizia può diventare uno strumento vessatorio e denigrante difficile da registrare come violenza . La violenza economica è ogni forma di privazione, sfruttamento e controllo che tende a produrre dipendenza economica o ad imporre impegni economici non voluti: impedire alla donna di lavorare, obbligarla a lasciare il lavoro o a non trovarne uno, controllare lo stipendio, controllare gli estratti conto, sequestrare bancomat e carte di credito, obbligarla a versare lo stipendio sul conto corrente dell’uomo, sfruttarla come forza lavoro nell’azienda familiare senza dare nessun tipo di contribuzione, escluderla dalla gestione economica della famiglia, costringerla a fare debiti, non adempiere ai doveri di mantenimento stabiliti dalla legge anche nei confronti dei/delle figli/figlie, limitare l’accesso alle cure mediche, tenerla in una situazione di privazione economica continua. Se l’uomo limita l’accesso al cibo, ai vestiti, al denaro, alle cure mediche o al lavoro della donna, o impedisce che la donna diventi o possa diventare economicamente dipendente, esercita su di lei un controllo diretto molto efficace, soprattutto nel momento in cui la donna decide di allontanarsi dalla relazione distruttiva di maltrattamento.
Cos’è lo stalking?
Lo stalking (letteralmente, “camminare furtivamente”) non è un fenomeno omogeneo, nella maggior parte dei casi i comportamenti assillanti provengono da uomini, di solito partner o ex partner della vittima, ma il persecutore potrebbe essere anche un collaboratore, un amico, un conoscente, un vicino di casa: non sempre, peraltro, il molestatore assillante tende ad identificarsi in un soggetto con precedenti penali, affetto da disturbi mentali o, ancora, dedito all’abuso di sostanze stupefacenti o alcoliche, come solitamente si pensa.
Al di là delle modalità specifiche che contraddistinguono i singoli episodi di persecuzione, in genere, il reato si realizza attraverso la combinazione di più azioni moleste: potrebbe, infatti, realizzarsi tramite il sorvegliare, l’inseguire, l’aspettare, il raccogliere informazioni sulla vittima, il seguire i suoi movimenti, ed ancora, attraverso le intrusioni, gli appostamenti sotto casa o sul luogo di lavoro, i pedinamenti e i tentativi di comunicazione e di contatto di vario tipo. Costituisce stalking anche la diffusione di dichiarazioni diffamatorie ed oltraggiose a carico della vittima, ed, ancora, la minaccia di violenza, non solo nei suoi confronti, ma anche rispetto ai suoi familiari, ad altre persone vicine o contro animali che le siano cari.
Oggi lo stalking è riconosciuto come reato nell’articolo 612 bis del codice penale, introdotto dalla legge del 23 aprile 2009, numero 38.
Stereotipi o pregiudizi?
Esistono stereotipi e luoghi comuni che impediscono il riconoscimento e l’emersione del fenomeno della violenza.
Lo stereotipo è l’insieme di credenze generalizzate astratte a proposito di un gruppo e dei suoi membri. Alcuni stereotipi sul fenomeno della violenza sulle donne: “La violenza contro le donne è un fenomeno poco diffuso”; “La violenza contro le donne riguarda solo le fasce sociali svantaggiate, emarginate, deprivate”; “La violenza contro le donne è causata dall’assunzione di alcool e droghe”.
Il pregiudizio è la predisposizione a percepire, giudicare e agire in maniera sfavorevole nei confronti di gruppi diversi dal proprio.